Storicamente, la posizione migliore per fare campagna elettorale è quella occupata da chi sta all’opposizione. Il centrosinistra che si presenta coalizzato all’appuntamento con le urne del 2006 lo sa e imposta la propria propaganda sul malcontento del Paese nei confronti dell’operato del governo. Si tratta di un sentimento di sfiducia, fissità stagnante, volontà di scrollarsi di dosso il passato, che è declinato in diversi modi dai singoli partiti.
Giocato, come molti altri, sul contrasto passato-futuro è lo slogan di base della campagna della Margherita: “Riapriamo il futuro” è un arditismo linguistico che si carica di forti significazioni e connotazioni aggiuntive grazie all’apporto delle immagini. Esse rappresentano diversi personaggi (chiari rappresentanti stereotipati di categorie e gruppi sociali) imprigionati nell’angusto spazio del manifesto: è una metafora di come giovani, famiglie, studenti e lavoratori (impersonati da ragazzi di bell’aspetto ma senza eccessi, per non impedire l’identificazione) stiano sempre più soffocando senza che lo Stato si interessi di loro.
In un secondo momento, il partito ha diffuso manifesti del tutto simili, in cui però i protagonisti riescono a vincere l’oppressione e a liberarsi, scoperchiando le pareti del presente e scoprendo un futuro sereno immancabilmente simboleggiato dal cielo azzurro. L’efficacia degli strumenti linguistici scelti è stata ulteriormente sfruttata con lo slogan “Usciamo a votare”, non più soltanto semplice appello contro l’astensionismo, ma motto che si ricollega alla voglia di rottura con il passato e di evasione dalle limitazioni del contingente.
Un manifesto sbeffeggia Berlusconi appropriandosi del suo stesso slogan: “Altri cinque anni di Berlusconi? No grazie”.
Il cambio di strategia rispetto al 2001 è evidente e si palesa nella parziale rinuncia all’immagine del proprio leader: se in occasione delle precedenti elezioni politiche Rutelli aveva “firmato” tutti i cartelloni con la propria faccia, nel 2006 la sua presenza è relativamente più contenuta, anche se non inesistente, e risponde comunque ai topoi già descritti per gli altri uomini politici immortalati sui manifesti.
( 6 – Continua)
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